IL RE D'INGHILTERRA E L'EVOLUZIONE DELLA BOTTIGLIA


 
“Com’è bello il vino rosso rosso rosso,
bianco è il mattino, sono dentro a un fosso.” Piero Ciampi.
 
Come nasce la bottiglia
 
Vi sono alcuni oggetti che sono così radicati alla nostra vita quotidiana da non suscitare più alcun interrogativo sulla loro nascita, sulla loro origine, su chi li ha «inventati». La bottiglia è uno di questi, oggetto familiare e onnipresente, che accanto all’uomo ha attraversato non soltanto i secoli, ma addirittura i millenni. Nata fin da principio come oggetto d’uso comune, la bottiglia – tramontato l’utilizzo dell’anfora – ha interessato in prevalenza l’arte vetraria, in tempi in cui arte e tecnica erano in pratica sinonimi, costituendo un corpo unico di conoscenze teoriche e pratiche. 
Già presso i siriani e i romani si ha testimonianza della fabbricazione di bottiglie in diverse tipologie di forme e modelli, corrispondenti a numerose varietà d’uso. Furono realizzati, per la prima volta, piccoli contenitori di vetro tramite la tecnica del soffio nella pasta semi-liquida, assai diversi dai prodotti precedenti, tipicamente a forma di anfore e brocche, che avevano pareti notevolmente più spesse a causa del tradizionale procedimento tecnico della colata del vetro in stampi.
 
Bottiglie in vetro di Murano
 
In epoche a noi più vicine, nella seconda metà del Quattrocento, le manifatture veneziane, soprattutto quelle di Murano, produssero tipi di bottiglia di forma sferica, leggermente schiacciata ai lati, con il collo alto, poggianti su una base circolare. Le bottiglie muranesi del XV e XVI secolo, conservate ancora oggi nei musei, sono del tipo denominato calcedonia, nome derivato dalla colorazione tipica. Altre caratteristiche principali sono il collo molto lungo e la pancia a cipolla. In questo periodo storico, le bottiglie erano già usate, seppur non ancora in modo capillare, sia per la mescita sia per la conservazione dei liquidi, come attestano le due bottiglie sigillate, contenenti olio e vino, rintracciate nella cantina della chiesa di San Sigismondo a Cremona e risalenti al 1492.
 

La tipica bottiglia verde scuro, adatta alla cantina
 
Nel XVII secolo si produssero bottiglie in vetro «marmorino» con aggiunte di filigrana d’argento. Proprio in questo periodo, in Inghilterra, l’uso delle bottiglie per conservare i liquidi s’intensificò grazie alla realizzazione della tipica bottiglia verde scuro, priva di fronzoli ornamentali e adatta alla cantina, mentre nel XVIII secolo nell’arte vetraria s’impose il «lattimo», un vetro dalla colorazione biancastra, somigliante alla porcellana. Sempre in Inghilterra, furono introdotte le bottiglie in cristallo per la mescita.
 
Quei tipi di bottiglia sono il primo abbozzo di quello che sarà lo sviluppo formale in epoca moderna di quest’indispensabile contenitore, il cui impiego ha impedito l’ossidazione del vino e, unitamente al tappo, la possibile sofisticazione del contenuto, anche semplicemente con l’aggiunta d’acqua. 
In seguito, si accentuò la forma verticale del corpo e del collo, mentre nei secoli XVII e XVIII, forse in relazione alle correnti artistiche e agli orientamenti stilistici in atto, le bottiglie assunsero spesso forme artificiose o fisiomorfe.
 

Ciò che accadde in Inghilterra, nel 1615, è di fondamentale importanza per la storia e l’evoluzione della bottiglia. 

L’ammiraglio sir Robert Mansell, preoccupato per la progressiva sottrazione di legname alla produzione navale da parte dei vetrai, che lo utilizzavano per i loro forni, espresse la propria inquietudine al Re Giacomo I, riuscendo a persuaderlo a proibire l’uso del legno per alimentare le fornaci delle vetrerie. Poco dopo, Giacomo I emanò un editto che vincolava le vetrerie all’utilizzo del carbone.

L’imposizione portò, quasi involontariamente, alla nascita di un nuovo tipo bottiglia in vetro scuro, capace di resistere alla pressione di una tappatura in sughero. È di pochi anni successivi il brevetto di una bottiglia a bulbo con il collo corto, che nel giro di qualche decennio diventò abbastanza economica da poter entrare in tutte le famiglie. Costando il contenitore ben più del contenuto, quasi tutti i governi dell’epoca vietarono l’esportazione del vino in bottiglia, ma da quel momento il destino della bottiglia cominciò a intrecciarsi agli sviluppi e alla storia della viticoltura. Nel 1728, infatti, i produttori dello Champagne ottennero un decreto reale, che liberalizzava la sua commercializzazione in bottiglia.
 
Successivamente, l’evoluzione e la specializzazione delle moderne tipologie vinicole perfezionarono le tecniche di produzione industriale.
 
 
Le tipologie di bottiglia più diffuse
 
Le attuali e più diffuse tipologie di bottiglia, sempre riferite al settore vinicolo, sono quattro:
la Borgognotta, la Bordolese, la Renana e la Champagnotta
 
Borgognotta
Di forma conica, ma non regolare, la Borgognotta era tradizionalmente utilizzata per imbottigliare i vini della Cote d’Or, la zona di Digione, e ora conosce una diffusione mondiale. Le tipiche «bourguignonnes» sono abitualmente di colore verde, tipo foglia morta, presentano il collo corto e il fondo «picchiettato». Inutile rilevare che si tratta, a parte qualche rara eccezione introdotta di recente dai produttori reggiani e mantovani, della bottiglia usata da quasi tutte le aziende di Lambrusco. Lo spessore del vetro, unitamente al tappo di sughero, opportunamente ingabbiato (c’è ancora qualcuno che segue la tradizione di usare lo spago), permette di resistere alla pressione del vino. Un tempo, i maggiori produttori avevano l’abitudine di «marchiare» le loro bottiglie, tra il collo e il resto del contenitore, con una «etichetta» di vetro, che è a mano a mano sparita per ragioni economiche.
 
Bordolese
La Bordolese tradisce già dal nome la provenienza dalla regione di Bordeaux. Elegante e razionale, è una bottiglia che si riconosce facilmente per la sua forma cilindrica regolare e il collo corto. Le Bordolesi sono impiegate di preferenza per l’imbottigliamento dei vini rossi, tuttavia, essendo considerate i contenitori più comodi e maneggevoli, ospitano spesso anche i vini bianchi.
 
Renana
La Renana è il recipiente tradizionale, elegante e affusolato, che i vignaioli della valle del Reno hanno sempre utilizzato. Il suo profilo, privo sul fondo della protuberanza tipica d’alcuni tipi di Bordolese, si deve al fatto che è essenzialmente destinata a vini bianchi privi di sali e tartrati, che tendono a depositarsi sul fondo.
 
Champagnotta
La Champagnotta, normalmente usata per i vini spumanti, è la tipica bottiglia entrata in uso nelle zone dello Champagne. Ricorda in parte la forma della Borgognona, ma è assai più rigonfia nella parte centrale. Dovendo sopportare abitualmente una pressione interna di 7-8 atmosfere, è prodotta seguendo altissimi standard di resistenza. La Champagnotta originale è caratterizzata da un anello sporgente che circonda la base terminale del collo e permette il fissaggio della gabbietta metallica. Dal secolo scorso, questo tipo di bottiglia si è diffuso in innumerevoli varianti.
Usata tradizionalmente per lo Champagne e in seguito per altri vini spumanti, è di aspetto simile alla Borgognona, ma con una base più larga. È più pesante (il vetro è più spesso) a causa della pressione che deve reggere (fino a dieci atmosfere). L’imboccatura presenta una sporgenza sulla quale si fissa la gabbietta metallica, che trattiene il tappo sottoposto alla pressione dell’anidride carbonica disciolta nel vino.
 
 
Misura delle Bottiglie
Queste bottiglie possono avere differenti misure, tutte dai nomi suggestivi.
 
- Magnum contiene champagne o spumante e ha la capacità di 1,5 litri (corrispondente a due bottiglie comuni).
- Jéroboam contiene l’equivalente di quattro bottiglie normali da 75 cl (3 litri) di vino o champagne. Il nome deriva da quello del fondatore del regno d’Israele nel IX secolo a.C.
- Réhoboam contiene champagne o spumante e ha una capacità di 4,5 litri (corrispondente a sei bottiglie comuni).
- Mathusalem contiene champagne o spumante e ha una capacità di 6 litri (otto bottiglie comuni).
- Salmanazar contiene champagne o spumante e ha una capacità di 9 litri (dodici bottiglie comuni).
- Balthazar contiene champagne o spumante e ha una capacità pari a 12 litri, equivalente a sedici bottiglie standard.
- Nabuchodonosor contiene champagne o spumante e ha una capacità di 15 litri (venti bottiglie comuni).
- Melchior/Salomon contiene champagne o spumante e ha una capacità di 18 litri (ventiquattro bottiglie comuni).
- Primato contiene 27 litri (trentasei bottiglie comuni).
- Melchisedec ha una capacità di 30 litri (quaranta bottiglie comuni).
 

Articolo tratto dal libro “La rivincita del Lambrusco” di Sandro Bellei, Aliberti Compagnia Editoriale