LAMBRUSCO: IL VINO CHE FA BOOM NELLO STOMACO


 
"Ma improvvisamente – o prima o poi segue sempre – l’effetto del vino pare che cessi d’un colpo. Il vetro rosato a traverso al quale vedevamo il mondo, scompare; tutte le cose ripigliano per un momento il loro aspetto reale, tutti i pensieri molesti ritornano in folla, e siamo quasi sopraffatti da un senso di sgomento. È questo il punto in cui si vede un commensale, fino allora allegrissimo, chinare la testa e tener l’occhio fisso per qualche tempo sopra il bicchiere, facendolo girare lentamente fra le dita. E smaltiscono il vino bevuto in una rugiada di lagrime mute." Edmondo De Amicis, Il vino.

 
Il Lambrusco e la cucina Emiliana 

È quasi ovvio che un buon vino da pasto, per essere apprezzato nel modo migliore, vada bevuto a corredo di un buon pasto. Poiché miglior gastronomia di quella che possa offrire l’Emilia è difficile trovarla, va da sè che il Lambrusco è l’ideale e naturale accompagnatore di una cucina così ghiotta.
 
Il Lambrusco fa BOOM nello stomaco!
 
Bruno Barilli, fanese, scrittore, critico e compositore musicale, diceva che «il Lambrusco fa boom nello stomaco». È una maniera molto efficace, quasi uno slogan, per definire, oltre al gradevole sapore, anche gli effetti più immediati di questo vino, che fa «andar giù» tanto agevolmente tortellini, lasagne, tagliatelle, zamponi, cotechini e altre piacevolezze gastronomiche.
 
Il Lambrusco dalle proprietà diuretiche e dissetanti
 
Ma c’è di più. Nella bella opera Vini e vigne d’Italia, Giachetti e Milone affermano che il Lambrusco possiede straordinarie virtù diuretiche e dissetanti, tanto che lo si può ben definire un vino da pasto e da… fuori pasto. Sedendovi a tavola in una famiglia emiliana e accorgendovi che dovrete mangiare un antipasto di culatello, un piatto di tagliatelle abbondantemente condite con il ragù, involtini ripieni di ogni ben di Dio e conditi da un sugo denso e profumato, dubiterete delle capacità di assorbimento del vostro stomaco. A mano a mano che accompagnerete tutto ciò con il Lambrusco, vi accorgerete dell’aiuto formidabile dato alla vostra digestione da questo vino «chiassoso», che fa proprio boom nello stomaco, come diceva Barilli.
 
La produzione di Lambrusco esisteva già ai tempi dei Romani
 
Un giornalista e scrittore di queste parti, Paolo Monelli, che ho già citato e che per lavoro ha girato tutto il mondo, potendo fare utili confronti, ha ricordato nei suoi libri che il Lambrusco si produceva già al tempo dei romani. Ne parla più volte Plinio il Vecchio per le sue virtù medicinali, quando tratta dalla vite selvatica «labrusca», che grazie al succo dei suoi grappoli dà una bevanda aspra al palato, ma di sapore gradevole, che appena versata è di un bel rosso splendente, si veste di una spuma violacea che subito si dilegua, restando però corsa da brividi di bollicine gorgoglianti,quelle che stuzzicano e «imbruscano» il palato. Non ama invecchiare. – continua Monelli, che il Lambrusco lo conosceva bene, perché era nato a Fiorano, vicino a Modena - A due anni, raggiunge il meglio di sè, acquistando un profumo di viola mammola che è il suo segno distintivo. In fondo, questo vino arzillo e prepotente, che inebria e non ubriaca, dal gusto agresto, è la bevanda che ci vuole per i modenesi, i reggiani e i parmensi, dal linguaggio aspro e sincopato, temperati da un clima da gente solida e tollerante, che sopporta calori tropicali in estate, geli boreali in inverno e fumanti nebbie in autunno.
 
IL Lambrusco NON è SOLO Emilia 
 
Pur accettando la tesi di Monelli, secondo la quale il Lambrusco è particolarmente adatto al palato e allo stomaco degli emiliani, aggiungo soltanto che gli si fa un insulto a limitarne la conoscenza e la diffusione ad ambiti regionali. Se è vero che questo vino si sposa così felicemente con una cucina grassa e saporosa, allora è normale che il suo uso si estenda un po’ a tutte le cucine regionali italiane e anche ad alcune straniere. L’accostamento alla francese «bouillabaisse», ad esempio, è semplicemente delizioso. Sono certo che anche in Veneto, in Piemonte, in Toscana – regioni pur così nobilitate dalla loro produzione vinicola – il Lambrusco trovi un’infinità d’estimatori.
 
Concludo con quella che per alcuni «intelettuali» del vino suona come una sorta di eresia. Personalmente, oltre che fuori pasto (il Lambrusco freddo, ma non ghiacciato, è delizioso nei mesi caldi), amo berlo insieme con quei piatti per i quali i severi teorici di gastronomia ordinano perentoriamente soltanto l’accompagnamento con vini bianchi. Non è scritto in alcuna tavola della legge enoica, infatti, che il Lambrusco non leghi con i piatti freddi, leggeri o addirittura con certo tipo di pesce. Fate la prova. E poi, comunque vada, siete sempre sicuri che fa boom nello stomaco. La digestione è assicurata.
 

Articolo tratto dal libro “La rivincita del Lambrusco” di Sandro Bellei, Aliberti Compagnia Editoriale