SPERGOLA: GESTIONE DEL VIGNETO


Gestione del Vigneto: adattamento al territorio e alle tradizioni locali

Le forme di allevamento della spergola risentono inevitabilmente dei fattori ambientali nei quali viene posta; la spergola è coltivata elettivamente nella zona collinare, ma la troviamo sia in alta collina, oltre i 350 metri, sia in alta pianura, intorno ai 100 metri. Pertanto i sistemi d’allevamento e le conseguenti potature (grazie al fatto che, pur prediligendo potature lunghe, si adatta bene anche a potature corte a sperone) mutano con il cambiare del terreno, del clima e dei fattori antropici, quali le tradizioni locali. 
In passato le forme di allevamento più diffuse variavano dalle alberate (tutori vivi), con la vite maritata ad aceri, olmi o piante da frutto, alle pergolette per arrivare a forme in spalliera semplice che, ancora oggi, resistono (tramite tutori artificiali: pali in legno, cemento, ferro eccetera). Un tempo non era raro trovare pergolati di uva spergola a ridosso delle case coloniche, a fornire piacevole ombra e dolci acini. 
 

Le variazioni dei sistemi di allevamento della spergola: adattamento al territorio e alla qualità desiderata

Recentemente si sono diffusi sistemi più o meno meccanizzabili come GDC, cordone speronato Casarza, per agevolarne la coltivazione e sistemi a maggior necessità di manodopera, come Sylvoz e Guyot, soprattutto nelle zone di alta collina, con l’obiettivo della ricerca della massima qualità. 
Le diverse zone di coltivazione si differenziano pertanto, anche se non in modo assoluto, per sistemi di potatura e sesti d’impianto, decisamente differenti a seconda che il vigneto sia in collina o in pianura ed anche, perché no, in funzione dei risultati desiderati in termini di qualità. 
Attualmente, al cordone speronato, ancora abbastanza diffuso, si preferiscono Casarza, Sylvoz ma soprattutto Guyot, che consentono una maggiore densità d’impianto, con meno gemme per pianta e migliori rendimenti in termini di rapporto qualità/quantità di uva prodotta. In ogni caso è necessario fare attenzione all’altezza del tralcio fruttifero, che deve variare in funzione delle condizioni climatiche; nelle aree più elevate, più ventose e secche, è generalmente più basso che nelle zone maggiormente pianeggiati, dove persiste l’umidità ed è maggiore il rischio di gelate primaverili e pertanto l’apparato produttivo deve essere mantenuto più lontano dal terreno. Per quel che riguarda i sesti d’impianto, essendo normalmente la spergola un vitigno vigoroso, è necessario non infittirli troppo, soprattutto nelle zone maggiormente fertili e umide, facilitando l’areazione della chioma, tenendo conto che la pianta è mediamente sensibile alla muffa grigia e in generale ai parassiti fungini. 
   

IL GUYOT

Il Guyot è il sistema di allevamento della vite più diffuso al mondo; se ne hanno tracce in alcuni dipinti dell’antica Roma ma fu codificato in Francia da Jules Guyot verso la metà XIX secolo; lo possiamo trovare semplice, il più diffuso, con un solo tralcio e doppio, con due tralci. 
È una forma di allevamento cosiddetta mista, prevedendo la presenza di un capo a frutto, tralcio lungo 6-12 gemme e uno sperone corto di 1-3 gemme. La ridotta espansione della chioma lo rende adatto a terreni con scarsa fertilità, tendenzialmente siccitosi, dove la vite ha uno sviluppo moderato.
Il tronco ha una altezza che varia dai 50 ai 100 cm e su di esso, da un lato, parte il tralcio lungo, il capo a frutto che viene piegato lungo il filare e legato sul filo portante; dall’altra parte si trova lo sperone, che verrà utilizzato per creare il capo a frutto dell’anno successivo. I germogli che crescono dal tralcio e dallo sperone, si sviluppano verticalmente sui fili di sostegno, solitamente tre, situati tra i 30 e 110 cm sopra il tralcio, creando la parte fogliare; i pali di sostegno hanno una altezza di circa 2 m e vengono posati a una distanza di 5-6 m l’uno dall’altro. 
Il sesto d’impianto varia a seconda di portainnesto, fertilità del terreno, giacitura e tecnica di coltivazione; solitamente la distanza tra i filari varia tra 1,50 e 2,0 m, mentre sul filare, le barbatelle, solitamente sono posate a 50-100 cm l’una dall’altra. 
 
Nella spergola si opta per una distanza leggermente maggiore, 1-1,50 metri, con una densità di impianto che può variare da 6500 a 3330 viti/ettaro.
Questo sistema di allevamento ha molti pregi: potatura semplice, anche se obbligatoriamente manuale, facilità di vendemmia, meccanizzabile, ottima esposizione delle foglie, buona densità d’impianto e buona qualità di produzione. La potatura a Guyot si esegue a metà inverno e consiste nell’eliminare i tralci che hanno già dato frutti, sostituendoli con quelli che si sono sviluppati l’anno precedente. L’operazione avviene in tre fasi o tagli, che si ripetono ogni anno, tradizionalmente detti: passato, presente e futuro. 
Il taglio del passato, ovvero la rimozione del tralcio che ha già prodotto, verrà sostituito da uno dell’anno precedente, cresciuto sullo sperone. 
 

Quello del presente consiste nella spuntatura del tralcio dell’anno precedente che viene messo a produzione, lasciando solitamente 6-12 gemme.
Infine il taglio del futuro per creare il nuovo sperone di 1-3 gemme dal quale, l’anno successivo, nasceranno i nuovi tralci dai quali si deciderà quale portare in produzione. 
 

Articolo e immagine tratti dal libro “SPERGOLA - Un vitigno reggiano Viaggio tra storia, vini e territorio” di Giulia Bianco, Aliberti Compagnia Editoriale.