Un bicciér ad Lambrósch – 8 cose che forse non sai sul Lambrusco


 
 
Uno dei simboli dell'Emilia è sicuramente il Lambrusco: un vino frizzante, dalla nota dolce, conviviale e semplice come gli emiliani che lo producono. Perfetto per accompagnare tigelle, tortelli e gnocco fritto, o per allungare i cappelletti in brodo (il famoso sorbir o brevr'in vin) è conosciuto e amato anche fuori dall'Emilia e dall'Italia, in particolare negli Stati Uniti, che sono grandi apprezzatori di questo vino. 
 
Come ogni elemento della tradizione che si rispetti, attorno al Lambrusco ruotano storie, segreti e aneddoti che vengono tramandati di generazione in generazione: ecco qui alcuni dei più conosciuti e curiosi.
 
 
 
#1 - Casualità della nascita e origine del nome
L'etimologia della parola Lambrusco è sempre stata un mistero e l'incertezza è data dall'esistenza di due possibili versioni. C'è chi dice che Lambrusco sia composta da labo (prendo) e ruscus (che punge il palato), che sottolinea proprio la caratteristica dell'essere brusco, tipica dei vini giovani. La seconda versione, invece, suddivide il nome in labrum (il margine dei campi) e ruscum (pianta spontanea): è proprio questa l'interpretazione più accreditata perché racconta di un'origine quasi casuale, ma straordinaria, dalle piante meno importanti dei vigneti ai bordi dei campi. 
 
 
 
#2 – Citato dagli autori latini 
I romani, grandi conquistatori di terre, fermandosi nella Gallia Cisalpina, rimasero incantati da questo vino. Il Lambrusco, infatti, era noto ai più grandi autori latini: ne parla Virgilio, mantovano di nascita, come di una vite labrusca, Catone nel De agri cultura, Varrone nel De re rustica e anche Plinio il Vecchio nel Naturalis Historia, che spiega come le foglie del Lambrusco diventino di colore sanguigno prima di cadere. 
 
 
 
#3 – Conosciuto da due secoli, ma mai coltivato prima del '300
Nonostante avesse conquistato i palati di grandi pensatori latini, nessuno di loro parlò mai di coltivazioni ad hoc del vino. Il primo a raccontare di una coltivazione di vite di Lambrusco fu Pietro De' Crescenzi, vissuto nel XIV secolo e padre della moderna agronomia. È grazie a lui che si iniziò a regolamentare la coltivazione della vite, abbandonando il carattere spontaneo. Questo paradosso avvalora la tesi per cui il Lambrusco avrebbe un'origine casuale: le primi viti erano selvatiche e crescevano rigogliose sul limite di aree coltivate. 
 
 
 
#4 – Il tenore del Lambrusco
Luciano Pavarotti, uno dei più grani tenori italiani, amava anche la buona cucina, soprattutto quella del suo territorio. Il cantante modenese aveva coniato un modo poetico ed efficace per parlare del Lambrusco, descrivendolo come uno spumante selvaggio e ineducato
 
 
 
#5 – Metodo Ancestrale
Al variare delle tipologie di vino in commercio, cambia il metodo produttivo. Oltre al metodo Charmat e Classico, esiste anche quello Ancestrale, decisamente diffuso in Emilia. Questa lavorazione prevede che il Lambrusco rifermenti nella bottiglia con i suoi lieviti indigeni e gli zuccheri in modo naturale, senza l'aggiunta di lieviti e zuccheri. Non tutti sanno che il Lambrusco può essere prodotto in 3 diverse tipologie, fermo, frizzante e spumante. 
 
 
 
#6 – La Coca-Cola italiana
Questo aneddoto non è molto conosciuto, perché non è legato alle terre del Lambrusco, bensì agli Stati Uniti. Negli anni '70 e '80 il Lambrusco rappresentava il 50% delle esportazioni di vino italiano negli USA. Il suo successo dipendeva dalla semplicità del suo gusto che tanto piaceva agli americani: questo vino di provincia assunse così il nomignolo di Coca-Cola italiana o Red Cola.
 
 

#7 – La Lambrusco-mania americana
Se in Emilia il Lambrusco è considerato un vino da tavola, poco ricercato e da accompagnare ai piatti tipici della zona, negli States è sinonimo di italianità, buon bere e buon mangiare. Fiona Beckett, una delle più importanti critiche enogastronomiche al mondo, nel 2014 scrisse sul Guardian che il Lambrusco è il miglior vino da tavola, differenziandolo dal weedy, pissy and drunk by students in the absence of anything better, (dal vino allampanato, annacquato e senza sapore che bevono gli studenti in assenza di altro) a cui sono abituati gli americani. Quello di cui parla la Beckett è il vero Lambrusco italiano che lei compra online direttamente dalle cantine emiliane. L'anno precedente, l'Huffington Post scrisse che a San Valentino il nuovo padrone indiscusso era il vino rosso e frizzante, in particolare il Lambrusco, e che lo Champagne era passato di moda. Un altro caso eclatante è quello del magazine di San Francisco 7x7 che consigliava di accompagnare la cucina messicana al Lambrusco. Un accostamento particolare che mai avremmo detto. 
 
 

#8 – Un rosso con il pesce 
Un altro accostamento in aggiunta a quello con la cucina messicana, è il pesce. Oltre ad essere perfetto con i piatti tipici della tradizione emiliana, come gnocco, lasagne, tigelle e cappelletti, il Lambrusco si sposa bene anche con l'insalata di polpo e i pesci d'acqua dolce. Una pietanza tipica della tradizione emiliana è proprio il pesce gatto fritto, che si accosta perfettamente al vino rosso: la freschezza e il brio delle bollicine stemperano le note grasse del pesce, creando un accostamento perfetto. 
 
 

Con questo articolo abbiamo ripercorso la storia del Lambrusco, che inizia con l'impero romano e termina qualche anno fa negli States. Un vino come questo, però, porta sempre con sé aneddoti, curiosità e storie: chissà come continuerà la storia di questo magico vino, indiscusso padrone delle tavole emiliane (e non).